Three Wishes in Gaza
Nel suo diario di viaggio, che tocca anche Gerusalemme e la Cisgiordania, Marco Pirrello descrive Israele come lo scienziato e gli abitanti della Striscia come topolini da laboratorio mentre questi ultimi «silenziosamente ritornano in gabbia. Ma a differenza dei ratti, o del bestiame che va a morire ignaro del proprio destino, questi esseri umani sanno bene cosa li attende».
Se all’interno di Gaza, una vera e propria prigione a cielo aperto, chiedessi a una donna o un uomo gazawi quali sono i suoi “tre desideri”, avrebbe una sola conseguenza: documentare una fame di vita che pochi altri esseri umani conoscono.
Nessuno di loro auspica la distruzione di Israele.
Raccontare ciò, oggi più che mai, serve a smontare la rettorica narrazione occidentale che vorrebbe appiattire tutti i palestinesi su posizioni violente.
Esistono due modi per raccontare Gaza: le terribili immagini delle bombe che non smettono di piovere dal cielo, o il racconto di uno strano tempo durante il quale milioni di anime rimangono sospese tra una guerra appena finita e una che non tarderà ad arrivare.
Marco Pirrello, direttore e regista italiano, è interessato principalmente ad osservare e raccontare il presente con opere di impegno civile e sociale. Tra le esperienze recenti più significative, ha realizzato un reportage fotografico in Bosnia sulla rotta dei migranti nei Balcani e il documentario Three Wishes in Gaza girato nella Striscia di Gaza. Il diario di viaggio del suo viaggio palestinese è diventato il libro Inquadrando Palestina -Edizioni Villaggio Maori (2023).