Nada mas que eso

di Giovanna Massimetti e Paolo Serbandini · Italia · 2011 · 52' · IN CONCORSO · Festival delle Terre

martedì 7 Maggio 2013
22.30
Nuovo Cinema Aquila

Deserto di Atacama, Cile del Nord. Il vuoto e il silenzio sono rotti all’improvviso da una distesa di tende e di roulotte, di camper e antenne paraboliche, telecamere, carabinieri e giornalisti. E’ Campo Esperanza, il villaggio sorto attorno alla miniera di San José. Qui da due mesi trentatré uomini sono intrappolati a 700 metri sottoterra per un crollo avvenuto durante il loro turno di lavoro.

Il mondo intero segue la straordinaria vicenda: i volti dei 33 minatori cileni sono ormai noti a tutti, le loro barbe lunghe, i loro torsi nudi e smagriti, le scarne frasi di saluto e di speranza che le telecamere calate fin laggiù fanno rimbalzare in superficie. Dove il clima è festoso, siamo alla vigilia dell’uscita, si parla di una settimana, di pochi giorni.

E arriva il 12 ottobre: cominciano le operazioni di recupero e tutto il Cile è raccolto davanti agli schermi di piazza e ai televisori di casa. Anche nel salotto di Gino Cortés il televisore è acceso. Gino è un minatore ed è seduto in carrozzella: un mese prima della frana, nella stessa miniera dove sono rimasti intrappolati i suoi compagni, un lastrone di roccia gli ha tranciato la gamba sinistra. A nulla sono valse le denunce sulla pericolosità e sulle cattive condizioni di sicurezza di quella miniera. Mentre Gino guarda i suoi compagni uscire uno ad uno come astronauti in una capsula dalle viscere della terra, la città di Copiapó festeggia con caroselli di automobili e clacson.

Ma un grido, prima attutito, poi sempre più alto, scandito e ritmato, si alza sino a coprire ogni altro rumore: “No somos trenta y tres, no somos trenta y tres!”. E’ una piccola folla preceduta dallo striscione del sindacato della miniera. Non siamo solo trentatré urlano questi uomini e queste donne, siamo più di trecento e non siamo invisibili. Anche noi, come i nostri compagni di lavoro, siamo stati investiti dalla frana: la miniera ha chiuso e noi non abbiamo più lavoro, gli stipendi degli ultimi due mesi non ci sono stati pagati e non ci è stato rilasciato il documento di fine rapporto, strumento indispensabile per poter trovare un nuovo impiego.

Il documentario è la storia dello spettacolare salvataggio dei 33, scientificamente cavalcato dal governo cileno che da vittime li ha trasformati in eroi. E’ la storia della loro metamorfosi in comparse dello show business. Ma soprattutto è la storia dei loro ignoti compagni di lavoro, i 300, della loro lunga lotta, delle loro mogli che a questa lotta partecipano attivamente, scoprendo un nuovo coraggio ed una nuova intelligenza e una capacità spesso superiore a quella dei loro stessi mariti.
Insomma, una storia percorsa dal tema del lavoro: il lavoro che manca, il lavoro che uccide, il lavoro che unisce e che divide, il lavoro che dovrebbe riscattare.
Ed è così che un piccolo gruppo dei 300 sale su un pullman di notte, con gli striscioni, i caschi da minatore, chi con il figlio, chi con la fidanzata, una strana allegria: si parte per la capitale, Santiago, perché anche in pochi non si può far altro che lottare. Nient’altro che questo.

Giovanna Massimetti

Giovanna Massimetti è autrice e regista televisiva. Laureata in Lettere e Filosofia all’Università di Torino, ha conseguito il diploma di sceneggiatura cinematografica presso il Centro Studi Comunicazione di Roma. Dal 1991 lavora in Rai, in diversi programmi che vanno dall’intrattenimento all’informazione. Tra gli altri, è stata autrice di Per un pugno di libri, un quiz sui classici della letteratura, ed inviata di Ballarò. Ha diretto diversi cortometraggi selezionati in festival internazionali: Giù le mani, al Festival Cinema Giovani di Valencia, Finestre azzurre al Festival Internazionale di Cinema di Torino. Insieme a Paolo Serbandini, ha scritto la sceneggiatura di un film su un giovane comunista italiano che giunge a Mosca nei primi anni Trenta e finirà travolto dal Terrore staliniano.
211: Anna, documentario su Anna Politkovskaja diretto con Paolo Serbandini, è stato selezionato per l’edizione 2009 del Sundance Film Festival nella sezione World Cinema Documentary Competion, è entrato nei cinque doc finalisti al David di Donatello, ha vinto il Gran Prix al Festival del Cinema Italiano di Annecy, ha ricevuto la menzione speciale della giuria del Bellaria Film Festival 2009, ha vinto il Premio Speciale della Giuria nell’ultima edizione dell’Ilaria Alpi.
Far East riprende e prosegue idealmente la linea segnata dal documentario su Anna Politkovskaja, affrontando il tema della Russia come paese dell’impunità.
L’ultimo lavoro realizzato per RaiTre insieme a Paolo Serbandini è Macerie, un documentario che, sullo sfondo del terremoto dell’Aquila, fotografa le macerie concrete e metaforiche del nostro paese.

Paolo Serbandini

Paolo Serbandini – giornalista, sceneggiatore cinematografico, autore televisivo – ha studiato all’Università di Mosca, alla Facoltà di Filologia, e il legame con il mondo russo non è mai venuto meno nel corso di tutta la sua vita professionale. Ha tradotto classici della letteratura russa e sovietica (Dostoevskij, Turgenev, ecc.). Durante la ‘perestrojka’, caporedattore della sede romana dell’agenzia di stampa sovietica Novosti e direttore del mensile Urss Oggi. Aiuto regista di Bondarciuk (Waterloo) e di Vittorio De Sica (I girasoli), autore di numerose sceneggiature: l’ultimo film scritto, I demoni di San Pietroburgo, ispirato alla vita di Dostoevskij, è uscito sugli schermi per la regia di Giuliano Montaldo nel maggio 2008. Autore di due documentari sui tentativi di colpo di stato in Russia (1991-1993) trasmessi da RaiTre. Inviato speciale di Ballarò, nel 2005 vince il Premio Baldoni con un reportage sull’emigrazione clandestina girato in Libia. Ha incontrato e intervistato due volte Anna Politkovskaja a Mosca.
211: Anna, documentario su Anna Politkovskaja diretto con Giovanna Massimetti, è stato selezionato per l’edizione 2009 del Sundance Film Festival nella sezione World Cinema Documentary Competion, è entrato nei cinque doc finalisti al David di Donatello, ha vinto il Gran Prix al Festival del Cinema Italiano di Annecy, ha ricevuto la menzione speciale della giuria del Bellaria Film Festival 2009, ha vinto il Premio Speciale della Giuria nell’ultima edizione del Premio Ilaria Alpi.
Far East riprende e prosegue idealmente la linea segnata dal documentario su Anna Politkovskaja, affrontando il tema della Russia come paese dell’impunità.
L’ultimo lavoro realizzato per RaiTre insieme a Giovanna Massimetti è Macerie, un documentario che, sullo sfondo del terremoto dell’Aquila, fotografa le macerie concrete e metaforiche del nostro paese.